Il rientro a scuola in Italia ha visto nel mese di maggio 2021 una presenza con continuità di circa 7 milioni di studenti: per i formatori di Con la Scuola è prioritario «valorizzare l’esperienza vissuta dai ragazzi, lasciando in secondo piano valutazioni e programmi». Sono le parole di Francesca Traclò, coordinatrice del progetto di formazione di Snam, dedicato ai Consigli di classe e alla scuola delle competenze, la cui ultima edizione coinvolge nuovamente centinaia di docenti di tutta Italia.
Nei paesi europei, chiusure e riaperture si sono alternate seguendo politiche diverse, e la mappa aggiornata Unesco ci ricorda che il mancato rientro a scuola in presenza condiziona ancora la quotidianità di più di 200 milioni di studenti. Ma partiamo dal nostro paese, per poi allargare la panoramica anche al resto del continente.
Rientro a scuola in Italia: precedenza all’ascolto, poi le valutazioni
Il rientro a scuola in Italia, per quanto riguarda la presenza continuativa degli studenti delle scuole superiori, ha riaperto il dibattito sulle priorità didattiche e relazionali in una scuola che ha attraversato più di un anno di pandemia e DAD.
L’attenzione è stata spesso riposta sulle esigenze didattiche, sui programmi, su come dovessero operare – a livello individuale o collegiale – gli insegnanti. Dai formatori Con la Scuola, e dai Consigli di classe che partecipano al percorso di formazione, arriva un’indicazione precisa: in questa fase di rientro, il sistema scuola deve concentrarsi sull’esperienza vissuta dai ragazzi, non sulle conoscenze acquisite o male acquisite.
Con il rientro a scuola la domanda giusta da porsi è “come valorizzare quanto accaduto?”
Sulla stessa traccia del “più umanità e meno programmi nelle aule” sollevato da Massimo Recalcati (link all’articolo completo per abbonati di repubblica.it), il primo passo è quello dell’ascolto delle esperienze vissute da studenti e studentesse in questo lungo periodo in cui i ragazzi delle scuole superiori sono stati privati di uno degli aspetti più importanti della loro quotidianità: il contatto e il confronto con i propri pari.
Come farlo? Alcune scuole partecipanti al programma formativo di Snam, promosso in collaborazione con Luiss Business School, ANP e Luiss Guido Carli, hanno scelto di mettere da parte l’esigenza pur importante di valutare e mettere voti, dando precedenza ad attività come:
- Stesura e condivisione di diari personali
- Brain storming
- Attività di gruppo in presenza
- Realizzazione di contenuti multimediali gestiti per intero dagli studenti
Fondamentale rafforzare l’autostima degli studenti
Un anno di pandemia ha cambiato molto. La vera sfida è mettere a valore questo periodo così speciale. Realizzare l’apprendimento, in una fase dell’anno scolastico che rappresenta l’ultimo mese o poco più significa riflettere, come sistema scuola, su quanto accaduto, invece di provare a riattivare una macchina che non tenga conto delle complessità vissute dagli studenti.
Accanto alla preoccupazione sulle “conoscenze acquisite”, dunque, bisogna attivare un lavoro sulle “esperienze acquisite” con l’obiettivo di potenziare l’autostima degli studenti. E questo passaggio deve essere compiuto dalla scuola come organizzazione.
Una posizione sostenuta dal team di formazione di Con la Scuola: «Riteniamo molto poco utile il tema secondo cui i ragazzi abbiano perso tempo in questo periodo. Non è giusto nei loro confronti, visto che si sono sacrificati molto anche loro, per tutelare i più anziani ad esempio. Inoltre rischia di diventare una posizione ostacolante per l’apprendimento.
«La modalità migliore secondo noi è dire “bravi ragazzi” e, parlando in prima persona plurale, sarebbe da chiedere loro: “cosa abbiamo imparato in questo periodo?” Dobbiamo usare questa pandemia per costruire invece che distruggere.
«Il rientro a scuola potrebbe essere anche una buona occasione per sperimentare un modello didattico diverso, in cui i ragazzi siano più protagonisti. Lasciare il 20% del tempo scuola per verifiche e interrogazioni, usando l’80% del tempo per attività di brainstorming, ad esempio, o iniziative in cui gli studenti siano attivi e protagonisti. L’ultimo mese in aula non deve essere un supplizio, ma il modo di apprendere tutti insieme».
Rientro a scuola in Europa. Dalle strategie per il ritorno in presenza alla ridefinizione di didattica e valutazione
Nei primi mesi del 2021, l’arrivo della terza ondata pandemica da Covid-19 ha provocato in tutta Europa nuove chiusure e il ritorno massiccio alla Dad (ne abbiamo scritto in questo articolo). Con il progredire e l’intensificarsi delle campagne vaccinali, e il miglioramento dei dati sui contagi, invece, la gran parte dei paesi europei ha disposto il ritorno alla didattica in presenza.
Se nell’autunno-inverno 2020-2021 il report dell’Unesco sulle chiusure scolastiche evidenziava un quadro europeo largamente interessato dall’interruzione della didattica in presenza, al 20 maggio 2021 mostra che sono solo 17 dei 46 Stati che compongono il vecchio continente a mantenere parzialmente chiusi gli istituti scolastici.
Completano la panoramica sull’andamento del settore scolastico a livello non solo europeo, ma globale, le evidenze dell’indagine Ocse sullo stato dell’istruzione nel mondo nell’anno scolastico 2020-2021: dalla modifica dei sistemi di valutazione e delle modalità d’esame, alle misure per sostenere l’attività dei docenti, fino agli interventi per incentivare l’interazione con studenti e genitori.
Regno Unito, Germania, Grecia, Francia: tamponi fai-da-te e test salivari per il rientro a scuola in presenza
Ad aprire la strada alla nuova fase di ritorno nelle classi c’è il Regno Unito, grazie a una campagna di vaccinazione portata avanti a ritmo serrato. La conseguente drastica discesa dei contagi e dei decessi ha infatti incoraggiato la riapertura degli istituti scolastici che erano stati chiusi il 5 gennaio 2021. Gli studenti inglesi sono tornati in classe l’8 marzo, seguiti da quelli gallesi e dell’Irlanda del Nord il 12 aprile, infine da quelli scozzesi il 19 aprile.
Alla base del mantenimento delle scuole aperte nel Regno Unito, un sistema di tracking dei focolai. Il governo ha distribuito 57 milioni di kit per i tamponi fai-da-te alle scuole, affinché gli studenti, su base volontaria, possano effettuare un tampone due volte a settimana (erano tre volte nelle prime settimane di riapertura). Una procedura cui possono sottoporsi anche genitori e personale scolastico.
La soluzione dei test antigenici rapidi da ripetere due volte a settimana è stata condivisa anche da altri Stati europei, dalla Germania alla Grecia. L’adozione del sistema del tampone fai-da-te ha fatto sì che in Germania – dove le decisioni in materia scolastica sono rimesse comunque ai singoli Laender – gli studenti siano tornati parzialmente in presenza (alternando la didattica in classe a quella da remoto), procedendo a scaglioni: a partire dal 22 febbraio 2021 i ragazzi fino agli 11-12 anni, dall’8 marzo quelli appartenenti alle restanti classi. Il 12 aprile è stato il turno degli studenti greci degli ultimi tre anni della scuola superiore.
Francia, priorità alla didattica in classe e al benessere emotivo dei ragazzi
Il monitoraggio dei contagi nelle scuole è stato anche uno degli elementi del piano d’azione del governo francese nella gestione del settore scolastico durante la pandemia. Agli inizi di marzo, il ministro dell’Istruzione Jean-Michel Blanquer ha annunciato l’affiancamento di 1700 studenti di Medicina, Farmacia e indirizzi affini al personale medico impegnato nell’esecuzione di test salivari nelle scuole.
Il ricorso a questa modalità diagnostica ha dato nuovamente prova della strategia francese di mantenere le scuole aperte a tutti i costi, anche durante i mesi di lockdown. Una linea che ha subito, tuttavia, un’interruzione il 31 marzo, quando, con la risalita dei contagi e centinaia di classi in quarantena, è stato decretato un nuovo periodo di chiusura, coincidente in parte con le due settimane delle vacanze di primavera. La didattica è tornata nelle classi il 26 aprile per la scuola dell’infanzia e quella primaria, e il 3 maggio per la scuola superiore e l’università.
Al pari dell’impegno per garantire il diritto all’istruzione in presenza, quello per sostenere la salute psicologica dei giovani, costretti a fare i conti con gli sconvolgimenti portati dalla pandemia nella loro quotidianità. Il premier Emmanuel Macron ha dichiarato che lo Stato farà la sua parte, rimborsando integralmente dieci sedute di terapia a tutti i bambini e gli adolescenti dai 3 ai 17 anni.
Le sfide della scuola nel mondo durante la pandemia: rimodulare la valutazione, supportare i docenti, curare la comunicazione
Come in Italia, anche negli altri paesi si è resa necessaria un’operazione di ripensamento dei criteri di valutazione, così come l’eliminazione o riprogrammazione degli esami scolastici di passaggio. È quanto risulta dal report Ocse sulla situazione della scuola nel mondo aggiornato al 13 aprile 2021.
In Spagna – tra gli Stati i cui studenti hanno perso il minor numero di giorni di scuola, grazie alla scelta del governo di operare chiusure localizzate laddove si registravano contagi – si è optato per la promozione di tutti gli studenti al successivo anno scolastico e, nella maggioranza dei casi, per la cancellazione degli esami, sostituiti da un giudizio da parte dei collegi docenti. Una decisione simile a quella della Francia, dove il superamento della maturità, che prima era legato anche ad alcune prove d’esame, è dipeso esclusivamente dai voti ottenuti durante l’anno.
Sono 11 gli Stati europei (Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Lettonia, Lituania, Portogallo, Slovenia, Spagna) ad aver modificato i contenuti e le modalità di esame; mentre Danimarca, Norvegia, Ungheria e la comunità francese del Belgio hanno cancellato le prove previste.
Solo 5 paesi (Francia, Germania, Danimarca, Estonia, Italia) hanno valutato gli studenti sulla base di direttive nazionali in ciascuno dei tre livelli di istruzione (scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado). Molti altri hanno basato invece le valutazioni sul livello della classe, adottando criteri standardizzati solo per alcuni livelli di istruzione.
Supporto ai docenti e alla comunicazione verso studenti e famiglie
Nell’indagine Ocse sulla condizione della scuola nel mondo, particolare attenzione merita anche il dato sugli interventi di sostegno da parte degli Stati partecipanti al sondaggio sulle attività del personale docente:
- Nei tre quarti dei paesi gli insegnanti hanno ricevuto una formazione professionale in merito alle metodologie e agli strumenti di supporto alla didattica
- Nel 70% dei casi i docenti sono stati dotati delle tecnologie necessarie e della connessione internet
- Il 74% dei paesi ha supportato programmi di formazione/aggiornamento sulla didattica da remoto e ibrida
- Il 68% degli Stati ha favorito la collegialità e lo scambio reciproco tra insegnanti
Di pari importanza la cura dedicata alla comunicazione tra scuola, studenti e famiglie, snodo fondamentale per assicurare la continuità scolastica in un periodo di forte instabilità come quello pandemico. I dati Ocse hanno rivelato che le modalità di interazione più utilizzate, in ordine decrescente, sono state:
- Uso di piattaforme di e-learning
- Contatti telefonici
- Contatti via mail
- Videoconferenze
- Contatti tramite applicazioni di messaggistica
- Richiesta di feedback dei genitori tramite sondaggi
- Visite a casa
Un approfondimento sull’offerta formativa del progetto Con la Scuola per l’anno 2021 è disponibile a questo link.