Formazione a distanza, DAD e ripartenza sono i temi che abbiamo affrontato direttamente con il team di formatori della LUISS Business School, partner didattico del progetto Con la Scuola, voluto da Snam e Consorzio ELIS, e destinato a sostenere l’attività di Dirigenti scolastici e docenti della scuola secondaria italiana. La formazione di Con la Scuola (appena conclusa, nel momento in cui scriviamo, il 9 luglio 2020) si è svolta attraverso momenti teorici e laboratoriali, i cui obiettivi, previsti dalla metodologia eXperiment@scuola, sono:
- Sperimentare con i ragazzi le teorie apprese
- Sviluppare la cooperazione tra i docenti
- Incentivare la collaborazione tra insegnanti e studenti (e quella degli studenti tra loro)
- Lavorare sul Consiglio di classe come motore del cambiamento
- Stimolare uno switch del ruolo del prof: da figura che trasmette nozioni, a figura in grado di attivare processi di apprendimento (attraverso esperienze, emozioni, relazioni)
Tutto questo si è dovuto svolgere all’interno di quel brusco spostamento (fisico, culturale, tecnologico…) che, per l’universo scolastico, è assimilato ormai comunemente sotto l’acronimo di DAD: didattica a distanza.
Partiamo da questa suggestiva citazione di Francesca Traclò, Responsabile scientifico ed ideatrice di eXperiment@scuola, e partiamo proprio da lei che, assieme ai colleghi Paolo Vidali e Ottavio Romano, ha risposto ad alcune nostre domande su Con la Scuola, in un’intervista multipla, realizzata rigorosamente a distanza digitale.
Formazione a distanza: com’è cambiato il progetto Con la scuola a causa della pandemia
Il percorso originario di Con la Scuola: la modalità esperienziale
«Sulla base dell’esperienza di questi anni,» esordisce Francesca Traclò «avevamo progettato un percorso in cui la presenza era un punto fondamentale. Anche perché noi lavoriamo in una modalità esperienziale, quindi non ci concentriamo tanto sulla lezione frontale, ma sulla capacità di promuovere l’interazione, di promuove quella che è un’esperienza, con tutti i tratti emotivi dell’esperienza.
«Il nostro intento era (ed è) quello di creare un setting che coinvolgesse e attivasse l’apprendimento, lo scambio tra docenti, facendogli provare una pratica cooperativa e la soddisfazione di una pratica cooperativa. Aver perso questo elemento è stato decisamente un problema di metodo da affrontare e risolvere».
Un’esperienza formativa centrata sulla didattica per competenze
«Ovviamente noi abbiamo immaginato questa esperienza di formazione» si aggancia al discorso Paolo Vidali, «come centrata sulla didattica per competenze, una didattica che mette le competenze al centro, che pone un’attenzione particolare al ragazzo, ai livelli di interazione, all’autostima che riesce a crescere in lui e che va sostenuta, e da questo punto di vista, la nostra proposta, è anche un cambiamento culturale non da poco».
Con questo approccio verso la didattica per competenze e un concetto di scuola sostenibile, maturato in più di un decennio di esperienza formativa, e co-progettato con tante scuole italiane attraverso un programma formativo pilota (nell’anno scolastico 2018/2019), Con la Scuola è stato presentato a Roma, solo poche settimane prima del lockdown nazionale.
Francesca Traclò parla di Scuola sostenibile e riorganizzazione
Il cambiamento: contratto formativo con i Dirigenti scolastici
Il 19 febbraio 2020 presso l’Università LUISS, Con la Scuola è lanciato alla presenza di tutti i partner di progetto (quindi oltre a Snam e ELIS, anche Indire, ANP e Confindustria), ma soprattutto davanti a un centinaio di Dirigenti scolastici di scuole secondarie provenienti da ogni latitudine del Paese.
E proprio di quel che di estremamente positivo è avvenuto quel 19 febbraio, nonostante si fosse a pochissimi giorni dallo scoppio dell’emergenza Coronavirus, ci racconta ancora Francesca Traclò.
Abbiamo parlato il linguaggio giusto
«Probabilmente abbiamo parlato il linguaggio giusto, o loro (i dirigenti scolastici ndr) hanno sentito che le cose che dicevamo erano interessanti e coerenti rispetto alla scuola: fatto sta che quello è stato il momento in cui si è realizzato un contratto formativo con i dirigenti, i quali a loro volta sono stati in grado di coinvolgere i docenti, e questo ha creato la base.
«Dopo di che, il lavoro a distanza è stato un lavoro intenso, perché fatto con cura e un’attenzione particolari. Non solo per quanto riguarda l’organizzazione del webinar, ma tutto quello che veniva prima e dopo il webinar: abbiamo avuto 250 docenti, ovviamente di diversa provenienza, ed è difficile riuscire ad avere un’attenzione un po’ per tutti. È stato impegnativo, ma è stato anche necessario, e infatti siamo arrivati a luglio con loro che lavorano: ci sono docenti che dal mare si collegano per fare il laboratorio il pomeriggio».
Su quest’ultimo punto anche Ottavio Romano e Paolo Vidali si esprimono favorevolmente, dicendo che senza il grande trasporto e la dedizione dei docenti non si sarebbe di certo potuti arrivare al 9 luglio 2020, centrando l’obiettivo di far lavorare i vari Consigli di classe coinvolti, sulla progettazione del prossimo anno scolastico e una nuova idea di valutazione, anticipando i diversi scenari possibili.
Sulla presentazione del progetto Con la Scuola si può leggere questo articolo.
Alcuni momenti della presentazione del 19 febbraio 2020
Il nuovo progetto di formazione a distanza: momenti teorici e laboratoriali
«Il progetto è cambiato in modo radicale,» stavolta è il Professor Vidali a esordire «e devo dire che è stata anche una piccola fortuna perché pur dalla posizione della formazione di docenti e non, della pratica didattica con gli studenti, abbiamo dovuto vivere la stessa accelerazione e trasformazione che hanno vissuto i nostri colleghi a scuola con i loro ragazzi, quindi sia l’approfondimento delle tecnologie, sia la scelta del modo migliore per realizzare alcuni obiettivi, per esempio il lavoro di gruppo, ha portato via molto tempo; però sono delle competenze, quelle acquisite, che effettivamente diventano un patrimonio».
«Vorrei aggiungere» prosegue Vidali «che questo cambiamento ha permesso anche di lavorare con platee inconcepibili dal punto di vista degli incontri in presenza, perché abbiamo avuto centinaia di adesioni ai webinar. Non avremmo mai fatto una cosa del genere in presenza; però questo ci ha anche costretto a muovere certi contenuti in modo da essere resi accessibili in modo abbastanza frontale, e riservarne altri per gruppi più piccoli, dove l’interazione era essenziale.
«Mi sembra di poter dire un’ultima cosa a questo proposito: abbiamo fatto tutti un po’ di fatica, però io sono rimasto sinceramente colpito dalla costanza e dalla resistenza dei docenti che in giugno, che è uno dei mesi più complicati per le incombenze che ci sono, a partire degli esami alla chiusura dell’anno, con una puntualità veramente eroica erano lì a lavorare su un progetto che scombinava le carte in tavola e li costringeva a misurarsi con nuovi scenari. Da questo punto di vista sono stati davvero straordinari. Io non credo che ce l’avrei fatta al loro posto».
Sull’organizzazione dei moduli formativi, è Ottavio Romano a descrivere il cambiamento della proposta di Con la Scuola, nella modalità di formazione a distanza.
Formazione a distanza: webinar per tutti i docenti e laboratori per i Consigli di classe
«Abbiamo gestito due gruppi: uno dei Consigli di classe, uno di DAD, con cui abbiamo fatto 10 laboratori, 10 webinar. Abbiamo spiegato come far lavorare i ragazzi in team, e abbiamo trasmesso gli elementi base della DAD. Per esempio una delle cose che di più ha bloccato i docenti è stata la valutazione: come farla? È chiaro che non si può pensare la valutazione in modo tradizionale, con le interrogazioni a distanza. Ci sono altri strumenti di verifica a distanza. E allora abbiamo dedicato webinar a questi temi, disegnando anche dei materiali didattici di supporto».
«La nostra presenza, nella fase iniziale dell’emergenza, era diventa un accompagnamento psicologico e un supporto» aggiunge Francesca Traclò, responsabile scientifico del progetto Con la Scuola. «Abbiamo pensato di fare anche una radio. I docenti e i dirigenti ci hanno raccontato che gli è molto servito quello che abbiamo fatto insieme, perché effettivamente erano “tornati in classe” e alcune cose avevano provato a metterle in atto.
I laboratori
«Attraverso i laboratori li abbiamo accompagnati in quest’esperienza di provare a collaborare tra di loro e farli entrare nella logica della progettazione di una esperienza educativa, un design di esperienza. Questa è la cosa più difficile: il passaggio da una scuola dell’insegnamento a una scuola dell’apprendimento. La scuola è principalmente orientata all’offerta e non alla domanda; la pratica più diffusa è la lezione frontale, invece ci siamo ritrovati a insegnare ai docenti a insegnare, mentre, come diceva Novara, non insegni ai ragazzi ad apprendere».
I laboratori hanno coinvolto anche i Dirigenti scolastici che, assieme ai docenti, sono ora chiamati a progettare il nuovo anno scolastico 2020/2021 per la riapertura delle scuole a settembre, sperando, come si augurano anche i formatori di Con la Scuola, possa trovarli in aula e in presenza. Si dovrà però fare inevitabilmente i conti con la trasformazione di questi mesi, e con quel che ha sedimentato. L’argomento successivo che affrontiamo con i nostri interlocutori, è infatti: cosa rimarrà, secondo loro, della didattica a distanza.
Della didattica a distanza a settembre abbiamo già scritto in questo articolo su conlascuola.com.
Didattica a distanza tra presente e futuro
Formazione a distanza: la sfida della DAD
È per prima la responsabile Francesca Traclò, a parlare: «la DAD credo sia stata il corrispettivo di un home-working, nel senso che sia i docenti che gli studenti sono stati obbligati a switchare in modalità a distanza senza avere quelle competenze che l’avrebbero resa smart. È stata sicuramente, con tutti i distinguo (ci sono state ovviamente situazioni eccellenti), una modalità per provare a stare vicini ai ragazzi senza però avere le competenze per poterli rendere attivi a distanza.
«Tutto questo ha determinato una caduta dell’interesse dei ragazzi, una caduta negli apprendimenti, ma non perché non si possa imparare a distanza, ma perché le scuole non erano pronte a mettere in atto dei percorsi a distanza coinvolgenti, interessanti, in cui potessero fare lo switch anche i ragazzi: da Home Studying a Smart Studying».
«Una cosa sicuramente positiva» interviene Ottavio Romano «è che tutti ormai hanno un computer a casa. I docenti ce l’hanno e lo usano; e usano anche le piattaforme. Per arrivare a questo risultato ci sarebbero voluti almeno dieci anni. Abbiamo assistito a una potente accelerazione dell’alfabetizzazione digitale, potente perché i dieci anni che sarebbero serviti, per la scuola sono veramente un periodo lungo, ed è stato sintetizzato in tre mesi. Quando c’è la motivazione c’è tutto, nulla è impossibile. Questa è stata la vera scoperta. Prima c’era il rifiuto di approcciare qualcosa che non si conosceva».
Formazione a distanza e in presenza
Ottavio Romano solleva però una importante questione di metodo sull’impossibilità di demandare tutta la pratica formativa alla formazione a distanza. Questione che approfondisce in questi termini:
«Nessuna formazione potrà mai dirsi tale se non c’è un periodo in presenza, questo io lo sottolineo per un semplice motivo: perché un conto è spiegare a distanza cosa si deve fare – e questo, la DAD lo può fare e può dare un’intuizione anche al singolo e ai piccoli gruppi -, ma è diverso quando si fa una formazione in cui bisogna far praticare un’idea, una teoria, un’intuizione: quindi “come” si fa a fare l’accoglienza, “come” organizzare i laboratori? Il come presuppone uno scambio di ruoli, presuppone la capacità di mettersi nei panni degli altri, questo è necessario farlo in presenza, perché è lì che si vede la difficoltà.
«La DAD non ha limiti, se non quelli di chi la usa: i limiti sono dell’organizzazione che usa la tecnologia. Quello che la DAD non può fare è agire la teoria. Mi spiego meglio: è bellissimo dire “i ragazzi devono motivarsi, devono desiderare di conoscere e incuriosirsi”, ma come si fa? Il “come si fa” deve essere fatto in presenza. Ecco, questo è il limite».
Sul futuro della scuola, un momento dell’intervento di Marco Alverà, Ad di Snam
Il contributo della cultura dell’organizzazione alla scuola che si ripensa
Il progetto Con la Scuola è voluto e supportato da Snam, in collaborazione con il Consorzio ELIS, ed è pertanto inevitabile parlare dei rapporti tra scuola e mondo delle imprese, di cultura dell’organizzazione, in una fase in cui la scuola è costretta a ripensarsi.
Abbiamo affrontato il tema dell’incertezza, capace di generare anche azioni costruttive e impreviste, e abbiamo parlato di orizzonti e competenze. Il Professor Paolo Vidali porta poi la discussione verso il coraggio e la democrazia diretta, partendo da quel tema scomodo (o solo scomodamente attuale) dell’Autonomia scolastica.
Le decisioni vanno prese
«C’è un po’ la tendenza» dice Vidali «ad aspettare che le decisioni o le indicazioni vengano dal Ministero, dagli uffici scolastici, territoriali o regionali, e questa tendenza ha bloccato, inibito e, tutto sommato, reso più esposte le scuole. Mentre, secondo me, stiamo vivendo un tempo complicato, ma anche complesso nel senso buono del termine, cioè capace di generare la novità, perché delle decisioni vanno prese, di fatto la riapertura è dietro l’angolo, non si può aspettare che arrivino delle indicazioni magari con la stessa genericità con cui le abbiamo ascoltate in questo periodo (inizio luglio 2020 ndr).
«Bisogna avere coraggio, gestire la scuola come un’organizzazione condivisa, non gerarchica ma capace di decisioni collettive e di dar seguito alle risorse che la caratterizzano, questa cultura deve svilupparsi di più.
«Tra l’altro la scuola ha qualcosa di straordinario e inquietante contemporaneamente, perché da un lato è una realtà molto democratica, per esempio tutta la didattica passa attraverso uno dei pochi avamposti di democrazia diretta che ci sono nel sistema statale, perché sono tutti i docenti che concorrono a questa decisione; salvo poi essere un luogo straordinariamente dirigista, perché alla fine sono il dirigente e i suoi collaboratori a dover fare le scelte, rispetto a delle dipendenze necessarie, per esempio, la scuola non ha nessuna autonomia nell’assegnazione del personale, dalla sua gestione ai vincoli normativi in cui inserirlo».
L’impegno e il cambiamento (obbligato?) dei docenti
Il ruolo dei docenti secondo Paola Boromei, Exec. Vp HR & Organization di Snam
«Nella formazione a distanza che abbiamo realizzato,» nuovamente le parole di Francesca Traclò, «credo che il successo sia dovuto anche al fatto che i docenti si ritrovino quelle due ore, e continuino anche dopo il laboratorio, in un setting ben fatto per lavorare insieme. E questo piace. In più, sperimentano un modo interessante di affrontare la scuola, con delle prospettive che sono sempre molto diverse da quelle che loro hanno normalmente, per cui c’è anche una modalità un po’ sfidante di capire effettivamente delle cose nuove.
«Ovviamente al netto della fatica, chè è stata tanta. Ma in questo vorrei essere più precisa: la fatica di questi mesi non è tanto la fatica della DAD, per i docenti, ma la fatica emotiva di dover operare in un mondo completamente incerto, e dove loro non avevano il controllo. Una cosa è essere in classe e avere il controllo frontale dei ragazzi, un’altra non sapere neanche cosa facciano. Il risultato è stato quello che è stato: non avrebbe potuto essere diversamente. Chi era attrezzato ha fatto bene, chi non era attrezzato sta ancora cercando di capire come fare.
La parte finale dei laboratori è stata dedicata al tentativo di progettare settembre, con entrambi gli scenari possibili: tutti a scuola o metà a scuola e metà a casa. Questo, raccontano i formatori della LUISS, proprio per poter ripensare anche alle interazioni e integrazioni con il territorio.
Un momento dell’intervento di Giovanni Brugnoli, Vp per il Capitale Umano di Confindustria, durante il webinar dedicato al rapporto con il territorio.
5 Cose della DAD da portare nel futuro della Scuola
Non poteva mancare però un elenco finale di buoni propositi, legato a cosa di positivo la didattica a distanza può continuare a fare per la scuola, e per il potenziale che la scuola può consentire di sviluppare ai ragazzi e alle ragazze.
Qui di seguito quello che i formatori LUISS manterrebbero della DAD anche nella didattica in presenza, con le argomentazioni puntuali della responsabile del team di formazione di Con la Scuola, Francesca Traclò:
- L’esperienza digitale
«Il digitale fa parte della nostra vita in maniera così forte e preponderante che non si può immaginare che la scuola ne faccia a meno, anche perché è una grande opportunità. La prima cosa che io tradurrei in termini di DAD è la lezione frontale.
- La lezione frontale
«Così i ragazzi hanno modo di rivederla, sentirla, di poterla riguardare anche più volte quando hanno un dubbio. Ho suggerito ai docenti: fate riunioni dipartimentali, riorganizzate le conoscenze chiave che volete dare ai ragazzi, mettetevi insieme e registrate un tot di videolezioni. Questo gli garantirebbe due cose: i ragazzi userebbero il tempo in classe per attività più interattive; garantire uno standard uguale a tutti quanti.
- Lavorare insieme
«Se loro fanno l’esercizio di imparare il lavoro di gruppo in aula, la distanza gli permetti di continuare a lavorare in gruppo: è un po’ quello che si fa in azienda, dove ci sono progetti a cui collaborano più persone. Questo è un altro aspetto importante che deve essere mantenuto della DAD.
- Imparare a organizzarsi
«Il ragazzo può apprendere a organizzare meglio il suo tempo e il suo studio usando tutti gli strumenti digitali che lo facilitano. Cosa che, per esempio ancora oggi, fanno molto poco. Questo secondo me è un altro tool della DAD che bisognerebbe mantenere.
- La possibilità di dare un contributo (per lo studente)
«I compiti non devono essere solo gli esercizi scritti. Il compito quando diventa una prova autentica o un compito di realtà è una cosa più articolata, e sarebbe molto importante servirsi della strumentazione digitale per permettere ai ragazzi di esprimere al meglio il loro potenziale e di usare al meglio le risorse che hanno a disposizione, materiali e immateriali.
«Avremmo qui tutto un tema di Knowledge Management che sarebbe molto interessante, perché accanto alle cose proposte dai docenti ci può essere anche tutta una serie di attività educative fatte dai ragazzi, creando un patrimonio di strumenti didattici della scuola che le scuole ancora non usano.
«Per concludere non si può dire che questa è la DAD: questo è stato un bell’esercizio. Fare DAD significa partire da questa esperienza e chiedersi: “come facciamo a fare una cosa che funzioni con i ragazzi?” Da qui dovrebbe partire tutto».
Ringraziamo Francesca Traclò, Ottavio Romano e Paolo Vidali per l’intervista, e con loro tutto il Team LUISS Business School, dal Direttore BD Mario Vitale al coordinatore di progetto Simone Cavallini, dalla community manager Chimera Poppi alla responsabile organizzativa Francesca Di Trocchio.
Non ci resta che aspettare la riapertura della scuola, le novità ministeriali e il nuovo ciclo del progetto Con la Scuola, così da capire se la forza acquisita durante le remate nel mare in tempesta della didattica a distanza, si possa davvero tramutare in un gesto di costruzione di una rotta consapevole.