Cristina Costarelli, Dirigente del Liceo Scientifico I. Newton di Roma, ci ha raccontato l’esperienza della partecipazione al progetto formativo Con la Scuola promosso da Snam e Luiss Business School, soffermandosi sulle sfide del passato anno scolastico e sugli orizzonti che immagina per il futuro della scuola.
Con il consistente rientro in presenza del 26 aprile 2021, la scuola italiana è ripartita dando maggiore spazio alle modalità didattiche tradizionali, pur non abbandonando le risorse della didattica digitale, che anche in futuro potrebbero rappresentare un importante supporto di apprendimento.
Cristina Costarelli: «Le classi stanno funzionando, i docenti sono riusciti a compensare una situazione organizzativa non semplice»
Può raccontarci l’attuale situazione nella vostra scuola, dopo il rientro in presenza?
«Possiamo parlare più che di un vero e proprio rientro scolastico di un aumento di frequenza. Siamo rientrati a scuola il 7 aprile (2021) al termine delle vacanze pasquali, dopo questa nuova richiesta di riassetto siamo passati adesso al 70%. Eravamo pronti perché avevamo impostato già la frequenza al 50% dando la precedenza alle classi quinte che entravano quasi per intero, e con un piccolo sforzo di incremento nel secondo scaglione orario (entriamo su due fasce orarie), quello delle 10, abbiamo raggiunto senza difficoltà la percentuale attuale.
«C’è stata una rimodulazione dei turni, ma nulla che abbia modificato il funzionamento. Stiamo vivendo tutti con fatica la fine di quest’anno, speravamo di chiudere con l’assetto che avevamo definito, e invece dobbiamo riadattarci. Mi sta arrivando la percezione, sia da parte dei docenti sia da parte degli studenti, di un anno di lavoro molto intenso, ma non con i risultati che ci aspettavamo, quelli che sarebbe stato possibile raggiungere in un normale anno scolastico. Un grande sforzo collettivo, e come risultati quelli possibili in queste circostanze».
Quale è stata la vostra esperienza con la Dad?
«Al Newton abbiamo due plessi che funzionano in modo leggermente diverso. In un plesso abbiamo suddiviso le classi in due gruppi in modo che la classe, a prescindere dalla modalità (in presenza o a distanza) sia tutta intera; nell’altro plesso questo non è stato possibile perché gli spazi sono più piccoli, quindi ogni settimana sei classi a turno sono intere, mentre le restanti, a rotazione, sono suddivise in due gruppi, uno in presenza e uno a distanza.
«Questa situazione di necessità, con una parte degli studenti in presenza e una da casa, rende la didattica particolarmente faticosa. Questa mattina io stessa sono passata in una classe: vedere dieci ragazzi su una LIM e venti in aula non crea un contesto molto favorevole per l’apprendimento. Nonostante questo – e ci tengo a sottolinearlo – i docenti sono riusciti a compensare una situazione organizzativa non semplice».
«D’altra parte in questo periodo emergono problematiche di apprendimento, fragilità da parte degli studenti, difficoltà a livello didattico e psicologico. L’impatto dell’emergenza attuale è evidente, anche solo in termini numerici. Le situazioni di disagio maggiori si sono verificate nelle classi quarte e quinte, hanno riguardato i ragazzi più grandi, mentre nelle classi di livello inferiore ci sono stati episodi più sporadici e lievi».
«L’apprendimento è più faticoso ma i docenti hanno saputo concentrare le programmazioni sulle competenze e non sui contenuti, e gli obiettivi sono stati raggiunti».
Cristina Costarelli, Dirigente del Liceo Scientifico Newton di Roma, sulle sfide del primo lockdown
Torniamo al primo lockdown: quali impressioni avete avuto nella fase iniziale della crisi sanitaria? Come avete reagito?
«Ci sono state differenze di reazione tra i docenti: c’è stato chi ha risposto alle circostanze con più entusiasmo e risolutezza, chi ha vissuto settimane se non mesi di disorientamento. Alcuni insegnanti non riuscivano a ripartire nella modalità di insegnamento a distanza, hanno avuto difficoltà con le videolezioni e si sono affidati inizialmente a modalità di lavoro asincrone. Noi abbiamo lasciato ai vari Consigli di classe la libertà di gestire questi elementi. Nella media dei casi, il sistema ha funzionato».
«Abbiamo avuto anche delle eccellenze: docenti che sarebbero andati in pensione nel giro di qualche mese si sono messi nuovamente in gioco».
«Nella difficoltà, l’aspetto della comunicazione è stato fondamentale. Se penso a marzo 2020, ai tre mesi successivi in cui tutto era a distanza, la priorità era gestire l’emotività di docenti, genitori e ragazzi. La paura allora era che la situazione sfuggisse di mano a livello emotivo. All’inizio di quest’anno è intervenuta la difficile situazione sanitaria, e anche in questo caso l’aspetto comunicativo è stato centrale. Abbiamo avuto un’ottima risposta da parte dei genitori, del consiglio di istituto. I genitori hanno visto una grande assunzione di responsabilità da parte della scuola. Ho trovato massima comprensione e apprezzamento di quel che stavamo facendo. E questo ha dato anche a me personalmente conforto: vedere apprezzati il nostro lavoro e gli sforzi fatti è stato sicuramente positivo».
Cristina Costarelli su Con la Scuola: «Sono rimasta subito molto colpita dal percorso, ho trovato immediata adesione al progetto»
«La partecipazione al progetto ha avuto un decorso particolare: il primo impatto lo ho avuto io come dirigente, il primo incontro era infatti rivolto ai soli dirigenti. Sinceramente sono rimasta subito molto colpita dal percorso e dalle scuole che lo avevano già fatto, ho trovato immediata adesione al progetto. Il passaggio successivo era coinvolgere i docenti».
Coinvolgere i docenti: tra entusiasmi e ritrosie legate a un anno difficile
Cristina Costarelli: «Il corpo docente del Newton è molto “tradizionale” nell’approccio didattico, gli insegnanti sono principalmente competenti nella propria disciplina, non hanno fatto il salto verso la collegialità come valore aggiunto. A settembre (2020) hanno aderito alla formazione in presenza di Con la Scuola due insegnanti, che ne sono rimaste entusiaste. Così abbiamo organizzato un Consiglio di classe, al cui interno cinque docenti hanno partecipato al progetto».
«Gli insegnanti mi hanno riportato un’esperienza di valore indiscusso, che li ha aiutati a costruire il rapporto con la classe prima, un’ottima classe a livello relazionale.
Il riscontro dei docenti sui metodi di valutazione e osservazione, e sugli strumenti di lavoro proposti da Con la Scuola
«Il Consiglio di classe che ha aderito al progetto Con la Scuola ne ha impiegato le metodologie e gli strumenti, e mi ha riportato feedback positivi. Ciascun docente ha fatto scelte diverse: ho visto docenti molto fermi al tradizionale, altri hanno invece sfruttato le potenzialità del digitale, lasciando anche libertà ai ragazzi».
Come si aspetta sarà la scuola di domani, dopo questi cambiamenti?
Cristina Costarelli: «Io confido in un aspetto: se riuscissimo un domani ad esprimere le massime potenzialità della didattica digitale integrata sarebbe un successo. Adesso il digitale si vede solo come alternativa alla presenza. Ma il salto che spero sia messo a sistema è quello dell’integrazione del digitale nella scuola tradizionale. Spero che le risorse delle piattaforme che abbiamo utilizzato non vengano dismesse, ma che entrino a sistema. La pandemia ci ha costretto ad abbattere il muro, ma questo nuovo confine va adesso configurato. Ritengo ci si debba spendere in modo sistematico per raggiungere questo obiettivo. Mi auguro che l’apertura verso l’innovazione sperimentata finora venga mantenuta».
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