Riapertura scuole nel mondo: come si è ripartiti negli altri paesi

Dopo mesi di lockdown, molti Stati hanno riaperto fra soluzioni localizzate, fasi progressive e turnazioni.

Il processo di riapertura delle scuole nel mondo è ormai entrato in azione, con la progressiva uscita dal regime di lockdown. In più aree del pianeta si sono riprese gradualmente le lezioni in aula, con molte restrizioni, attuando misure di prevenzione e contenimento dei rischi. Sono 65 i paesi internazionali che hanno elaborato un piano per una ripartenza completa o parziale. Già tra aprile e maggio 2020 in Europa Danimarca e Germania sono tornate alla didattica in presenza con adeguamenti degli edifici scolastici e soluzioni ad hoc per la sicurezza. In altri 32 paesi, l’anno scolastico terminerà online.

Secondo i dati forniti dall’Unesco, in 111 Stati vige ancora la chiusura totale delle scuole, colpendo circa 1,068 miliardi di studenti, ossia il 61% degli iscritti in istituti di ogni ordine e grado (qui la mappa interattiva aggiornata in tempo reale). Rispetto alla situazione delle chiusure scolastiche a livello internazionale, stimata alla fine di maggio, di cui abbiamo parlato all’interno di questo approfondimento, i numeri testimoniano una leggera flessione, segno che la strada per la riapertura delle scuole nel mondo è ancora accidentata.

“In 111 Stati le scuole restano chiuse. Sono 1,068 miliardi di studenti colpiti, il 61% degli iscritti in istituti di ogni ordine e grado”.

FONTE Unesco

Riapertura scuole nel mondo: le soluzioni dei paesi europei

Danimarca e Germania, le prime a ripartire

La prima tra gli Stati europei a riportare gli studenti nelle classi è stata la Danimarca, che ha decretato la riapertura delle scuole materne ed elementari già dal 15 aprile 2020, e quella delle scuole secondarie a partire dal 18 maggio. 

Tra le misure previste per il ritorno alla didattica in presenza, ci sono:

  • Adeguamento degli edifici scolastici
  • Sanificazione sistematica degli ambienti
  • Distanziamento sociale (di due metri nelle prime settimane di riaperture, poi ridotto a un metro)
  • Rimodulazione degli orari scolastici
  • Organizzazione di lezioni all’aperto

Una formula riuscita, quella danese, stando al tasso ridotto di contagi registrato dopo la riapertura. Non sono mancate tuttavia eccezioni: uno di tre piccoli focolai riscontrati nel paese a metà giugno 2020 ha interessato tre classi di due scuole nella città di Hjørring. Dopo il verificarsi dell’episodio, in quella scuola, sono state interrotte le attività didattiche e tutto il personale è stato sottoposto al test.

La didattica mista in Germania

Tra i primi a tornare a scuola in Europa anche gli studenti tedeschi. In Germania la gestione del sistema scolastico a livello federale ha fatto sì che fossero i singoli Länder a stabilire le norme specifiche per la riapertura delle scuole, ferme restando le linee guida fornite dal governo centrale. In alcune regioni del paese si è ripartiti già a fine aprile, dando la precedenza ai bambini degli asili e a quei liceali che dovevano sostenere gli esami, aprendo poi agli alunni dei restanti anni con didattica mista, in presenza e DAD.

I criteri di ripartenza in Germania hanno previsto:

  • Divisione delle classi in gruppi
  • Riduzione delle persone presenti negli edifici scolastici
  • Sanificazione di spazi e oggetti
  • Cura delle norme di igiene personale
  • Distanziamento interpersonale
  • Corridoi a senso unico
  • Uso di mascherine

Come in Danimarca, in più parti del paese sono scattate nuove chiusure localizzate dopo l’aumento dei casi di contagio, ma a partire da agosto 2020, al rientro dalle vacanze estive, è programmata per tutto il territorio nazionale la ripresa regolare della didattica in presenza.

“Sono 65 i paesi a livello internazionale che hanno elaborato un piano per una ripartenza completa o parziale, mentre da parte di 100 Stati non è stata ancora comunicata una data per la riapertura”.

FONTE Unesco

Francia, riapertura per fasi progressive

Il piano di ripresa della didattica in presenza annunciato dal premier Emmanuel Macron a inizio maggio 2020 ha avviato una riapertura scolastica per fasi e localizzata, in base al grado di diffusione del virus sul territorio nazionale.

La prima fase, che ha avuto inizio l’11 maggio, ha previsto il ritorno su base volontaria, e secondo un sistema di turni, per i bambini della scuola materna ed elementare.

Una seconda fase, dal 18 maggio, ha visto il rientro dei ragazzi di scuola media delle cosiddette «zone verdi» (vale a dire, le aree meno colpite dalla pandemia) sulla base delle seguenti norme:

  • Distanza interpersonale di un metro
  • Mascherina obbligatoria dagli 11 anni in su
  • Lavaggio delle mani ogni due ore
  • Sensi di percorrenza all’interno delle strutture

A inizio di giugno è stato poi il turno dei licei professionali, mentre i restanti istituti superiori hanno proseguito con la DAD.

Vive l’école! L’ultima fase e il ritorno a scuola

L’ultima fase del piano ha sancito la frequenza obbligatoria per tutti gli studenti nelle ultime due settimane dell’anno scolastico in corso, che termina il 4 luglio 2020. Il protocollo sanitario è stato in parte allentato, con la sospensione dell’obbligo del metro di distanza alla scuola materna ed elementare.

Come nella gran parte degli altri Stati, le riaperture hanno comportato in alcuni casi nuove chiusure, ma nel complesso i contagi sono rimasti contenuti. Per la rentrée di settembre si progetta un ritorno alla normalità, in assenza di nuove emergenze sanitarie. Durante l’estate, inoltre, molte scuole rimarranno aperte per consentire ai ragazzi che non sono potuti tornare a scuola, in particolare a quelli più socialmente fragili, di recuperare il tempo perduto.

Tweet di Jean-Michel Blanquer, Ministro per l’educazione nazionale francese

Dall’Olanda alla Grecia: classi divise in gruppi, turnazioni e priorità agli studenti che devono sostenere gli esami

Nei Paesi Bassi si è tornati a scuola a partire dall’11 maggio 2020 con una modalità che prevede metà settimana di lezioni in classe e metà a distanza. Sono i singoli istituti a decidere come organizzare la didattica in presenza, sebbene debbano allinearsi alle indicazioni generali del governo.

Negli istituti è prescritto il distanziamento sociale di un metro e mezzo tra i membri del personale scolastico e gli studenti, da cui sono esonerati, tuttavia, i bambini sotto i dodici anni. Per scongiurare il rischio di assembramenti, molte scuole sono ricorse al dimezzamento delle classi in due gruppi che frequentano la scuola in giorni diversi; ciascun gruppo è a sua volta suddiviso in due sottogruppi, che restano separati sia nelle attività didattiche sia in quelle ricreative.

Alle norme di distanziamento si aggiunge la sanificazione rigorosa degli ambienti e l’incentivazione delle pratiche di igiene personale tramite la distribuzione di appositi presidi.

Al ritorno dalla vacanze estive, fa sapere il governo olandese, l’insegnamento nelle scuole secondarie tornerà al normale montante ore e l’obbligo di distanziamento verrà annullato.

La divisione delle classi in gruppi e l’organizzazione di turni sono soluzioni che hanno adottato anche altri Stati come Norvegia, Svizzera, Lussemburgo e Austria

Quest’ultima, inoltre, nella progettazione delle riaperture ha dato priorità ai ragazzi dell’ultimo anno di scuola superiore che devono affrontare gli esami. Hanno seguito la stessa politica molti altri paesi, come Grecia, Portogallo, Repubblica Ceca e Polonia. In Spagna invece la ripresa è stata demandata all’autonomia regionale, ma su base volontaria, mentre per la ripresa regolare della didattica bisognerà attendere il mese di settembre del 2020.

Regno Unito: sfumato il piano di ritorno prima dell’estate, si rimanda il rientro a settembre

Nel Regno Unito, non si è concretizzato il progetto iniziale di riaprire le scuole prima delle vacanze estive. Ha fatto eccezione il Galles, dove il basso numero di contagi ha consentito la riapertura di diverse scuole a fine giugno 2020.

In Gran Bretagna una parziale ripresa della didattica in presenza è già stata sperimentata: alcune scuole elementari sono state riaperte per consentire ai lavoratori dei settori di medicina e sicurezza di mandare i figli a scuola, sebbene solo il 9% degli studenti siano tornato sui banchi. Sono state inoltre riaperte alcune scuole superiori per gli studenti degli ultimi due anni, al fine di facilitarne la preparazione per gli esami di ammissione all’università.

Secondo i piani presentati finora, che attendono di essere approvati, la riapertura degli istituti a settembre dovrebbe prevedere:

  • Ingresso e uscita con percorsi separati e tempi differenziati
  • Aerazione degli ambienti
  • Classi di non oltre 15 studenti
  • Sistema di turni
  • Distanziamento di 2 metri tra studenti e tra banchi, che dovranno essere singoli
  • Sistematica igienizzazione delle mani
  • Orari differenziati per intervalli, ricreazione e pranzo
  • Minore condivisione di libri e altri strumenti di studio
  • Divieto per i genitori di assembramento davanti ai cancelli
  • Obbligo di rimanere a casa per docenti e studenti contagiati
Il video annuncio del Dipartimento per l’educazione del Regno Unito.

Cina e Corea del Sud ripartite subito, ma si richiude dopo lo scoppio di nuovi focolai

In Cina, primo paese nel mondo ad aver sperimentato il lockdown, le scuole hanno riaperto a partire dalla fine di aprile del 2020 nel rispetto di rigorose norme di sicurezza. A Wuhan, città simbolo della prima diffusione del Covid-19, studenti, insegnanti e personale scolastico si sono dovuti sottoporre a test sanitari obbligatori prima di poter rientrare in scuole munite di sensori per il rilevamento della temperatura corporea e barriere protettive sui banchi. 

I primi a tornare sono stati i ragazzi delle scuole superiori che dovranno affrontare l’esame di accesso alle università. Un mese e mezzo più tardi, lo scoppio di un nuovo focolaio epidemico a Pechino ha portato però alla sospensione delle attività didattiche in presenza e al ripristino dell’insegnamento da remoto.

In Corea del Sud, che ha visto tornare in classe i suoi studenti a fine maggio, a partire dai liceali, si è richiuso in tempo record: a Incheon, dopo la scoperta di due contagi tra gli studenti, oltre sessanta scuole sono state chiuse solo poche ore dopo la riapertura per completare le procedure di tracciamento dei contagi. Nei giorni seguenti, un nuovo focolaio a Bucheon ha portato alla chiusura di oltre 200 scuole e al rinvio della riapertura di un altro centinaio di istituti nella capitale Seoul.

“L’obiettivo primario è l’interesse dei ragazzi. Il nostro scopo è riaprire le scuole ne mondo. Scuole migliori, più sane e più sicure. Questa è un’occasione per costruire sistemi scolastici che siano più inclusivi, sostengano l’apprendimento di TUTTI i ragazzi e siano più resilienti in futuri momenti di crisi. Dobbiamo cogliere questa opportunità.”

Stefania Giannini, UNESCO Assistant Director General for Education

Mentre in Canada si riparte (parzialmente), negli Stati Uniti il dibattito rimane aperto

In Canada la ripartenza è stata localizzata. Dall’11 maggio 2020 nella regione francofona del Quebec molte scuole elementari hanno ripreso l’attività in presenza con mascherine e visiere protettive, con l’eccezione della città di Montréal, che manterrà le scuole chiuse fino alla fine dell’anno scolastico. 

Anche nel resto del paese si attenderà settembre per il ritorno nelle aule, sebbene alcune province abbiano tentato dal primo giugno riaperture parziali. Nella Columbia Britannica, che già a fine marzo aveva aperto le scuole ai figli dei “lavoratori essenziali”, gli studenti sono rientrati in classe su base volontaria e secondo modalità molto restrittive. Alle scuole elementari solo metà classe è tornata nelle aule, mentre la restante metà prosegue con la DAD; gli studenti delle scuole secondarie frequentano in presenza un solo giorno a settimana.

Il Manitoba ha riaperto le scuole per lezioni a singoli studenti o piccoli gruppi.

Nell’Isola del Principe Edoardo, infine, i ragazzi possono concordare incontri con i propri insegnanti e ricevere un supporto extra nelle attività di studio.

La situazione negli Stati Uniti

Negli Usa, l’alto numero di contagi che continua a registrarsi ha ritardato la procedura di riapertura delle scuole, che nella gran parte dei casi è stata posposta all’autunno 2020. Alcuni Stati, tuttavia, come North Dakota, Illinois e Texas, hanno annunciato che le scuole riapriranno in estate per i cosiddetti summer programs.

La pianificazione del rientro è nel vivo del dibattito: allo stato attuale non è possibile prevedere se si sarà effettivamente in grado di assicurare il ritorno nelle classi, e ci si interroga sulla possibilità di eventuali soluzioni ibride che alternino lezioni in aula e da remoto. 

Nelle linee guida federali rilasciate dal presidente Donald Trump per l’allentamento delle misure di confinamento, la riapertura delle scuole figura nella seconda fase (di tre successive), ma entra in contraddizione – come molti hanno obiettato – con l’indicazione, contenuta nello stesso documento, secondo cui andrebbero evitati i raduni di oltre cinquanta persone.

Trump, che da sempre ha spinto per la ripartenza appellandosi alla minore vulnerabilità dei più giovani al virus, si è inoltre scontrato con il parere degli esperti, che invocano cautela. Tra questi, l’immunologo Anthony Fauci, che ha prospettato la possibilità di riaperture differenziate per area geografica, sulla base del tasso di contagi.

Riapertura scuole nel mondo: in Australia e Nuova Zelanda una ripresa scaglionata

Il ritorno a scuola per gli studenti australiani è avvenuto in tempi diversi da Stato a Stato: nel New South Wales e nel Queensland gli studenti sono rientrati a fine maggio, mentre nel Victoria si è dovuto aspettare l’inizio di giugno, con il ritorno degli studenti delle scuole secondarie prima, e delle primarie poi.

In Nuova Zelanda la riapertura è avvenuta il 18 maggio, dopo una fase di transizione avviata pochi giorni prima che ha visto il ritorno graduale degli studenti dei diversi anni scolastici.

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