Possibili modifiche alla Carta del Docente all’orizzonte. Dei settecentomila insegnanti della scuola italiana iscritti e beneficiari del bonus economico da destinare alla formazione, solamente in quattrocentomila risultano registrati a S.O.F.I.A., il Sistema Operativo per la Formazione e le Iniziative di Aggiornamento dei docenti creato e messo a disposizione dal MIUR per far incontrare la domanda e l’offerta dei corsi professionalizzanti.
Dall’analisi dei dati risulta dunque che almeno in trecentomila non abbiano attivato un profilo sulla piattaforma, mentre tra gli utenti registrati, si sta cercando di capire quanti siano effettivamente quelli attivi. Valutando questa situazione, la Ministra Lucia Azzolina – insediatasi lo scorso 10 gennaio – starebbe ripensando i termini e le opportunità del bonus da cinquecento Euro, introdotto originariamente proprio per sostenere la formazione dei docenti, e utilizzato invece in prevalenza per quelli che erano i suoi possibili acquisti secondari: libri, ingressi ai musei, supporti informatici.
Proprio quest’ultima categoria, quella dei beni tecnologici, sembra essere la più gettonata; la norma esclude tuttavia la possibilità di acquistare telefoni, stampanti o macchine fotografiche. Prima di vedere cosa potrebbe cambiare nella Carta del Docente, torniamo indietro di qualche anno per ritrovare il principio del provvedimento.
Un po’ di Storia: cos’è la Carta del Docente?
La Carta del Docente è una delle iniziative previste dalla legge 107 del 13 luglio 2015, detta “Buona Scuola”, voluta dal Governo Renzi, in cui il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha introdotto disposizioni finalizzate all’aggiornamento e alla formazione dei docenti di ruolo.
Più precisamente, dei «docenti di ruolo a tempo indeterminato delle Istituzioni scolastiche statali, sia a tempo pieno che a tempo parziale, compresi i docenti che sono in periodo di formazione e prova, i docenti dichiarati inidonei per motivi di salute di cui all’art. 514 del Dlgs.16/04/94, n.297, e successive modificazioni, i docenti in posizione di comando, distacco, fuori ruolo o altrimenti utilizzati, i docenti nelle scuole all’estero, delle scuole militari».
L’articolo 1, al comma 7, specifica inoltre che la Carta «riconosce fondamentale la formazione professionale del docente nel quadro degli obiettivi formativi, che riguardano competenze disciplinari e trasversali, scelte educative e metodologiche laboratoriali, non riconducibili a una sola e specifica professionalità». Ecco dunque l’obiettivo del bonus spendibile fino ad un ammontare di cinquecento Euro: la crescita delle competenze trasversali dei docenti, in conformità con i singoli Piani di Formazione delle scuole.
Fatta eccezione per il primo anno, in cui il bonus è stato erogato direttamente in busta paga, dal 2017 l’applicazione Carta Docente è stata resa disponibile tramite accesso con Spid, dando la possibilità agli insegnanti iscritti di generare buoni di spesa elettronici fino al massimo della spesa, il già citato tetto dei cinquecento Euro.
Carta Docenti: cosa potrebbe cambiare?
La Ministra Lucia Azzolina starebbe valutando di creare un vincolo di utilizzo, rispettando così il principio del provvedimento, e rendere esclusiva la spesa del bonus per corsi e attività di formazione.
Una seconda possibilità, che pare al momento interessare il MIUR in maniere meno impellente, è il ritorno all’erogazione diretta in busta paga, così come avvenuto per il primo anno. Disposizione che trova concordi i Sindacati della scuola, secondo i quali in tal modo si avrebbe un aumento netto in busta paga più soddisfacente.
Aspettiamo dunque che dal Ministero diano ulteriori segnali, intanto possiamo dire che la Carta Docente non rischia la soppressione, ma un ritorno alla sua ratio originaria, quella di essere incentivo economico per la formazione degli insegnanti.