DAD didattica a distanza o dell’emergenza? Parola a docenti e dirigenti

Le testimonianze dei partecipanti di Con la Scuola sui successi, gli insuccessi e le prospettive della didattica via web.

DAD, Didattica a distanza o dell’emergenza? Se ne discute da metà aprile 2020, con l’individuazione di difficoltà e opportunità ricadute sui docenti, sui ragazzi – e sulle loro famiglie – da quando le scuole sono state chiuse a causa dell’emergenza coronavirus. 

Si sovrappongono aspetti positivi e negativi, da un punto di vista educativo e dell’organizzazione, come la virtuosa diffusione dell’utilizzo di piattaforme digitali ma, ad esempio, con problematiche nel coinvolgere gli studenti più “fragili”; un surplus eccessivo di lavoro per gli insegnanti, chiamati a cambiare il proprio metodo – dalla programmazione fino alle dinamiche di valutazione – però con un aumento dell’autonomia degli studenti più grandi. 

Di questi aspetti e tanto altro hanno parlato i partecipanti al progetto Con la Scuola, dedicato alla formazione dei docenti della scuola secondaria, con particolare attenzione ai Consigli di classe, voluto da Snam e dal Consorzio ELIS in collaborazione con il partner didattico LUISS Business School. Proprio i formatori della LUISS, guidati dalla responsabile scientifica Francesca Traclò, hanno organizzato un focus group per raccogliere voci e testimonianze a due mesi e mezzo dall’inizio della didattica online. 

I docenti e i dirigenti che sono intervenuti hanno raccontato senza riserve le loro esperienze, analizzando i successi, le pratiche, i metodi messi in campo, ma anche le difficoltà comuni o specifiche che hanno dovuto affrontare, dedicando un ultimo giro di riflessioni alle prospettive per settembre. Vediamo cosa è emerso.

“Ho subito dato indicazioni precise ai docenti, facendo loro presente che non dovevano sostituire la didattica in presenza con la DAD, trattandosi di due modalità di insegnamento sostanzialmente diverse.”

Anna Bressan, Dirigente scolastico ISIS “Cipriano Facchinetti” di Castellanza (VA)

DAD, didattica a distanza: cosa ha funzionato.

Il mondo della scuola non era pronto a spostarsi dall’aula agli ambienti virtuali, con una rivoluzione digitale imposta dall’emergenza. Troppi elementi fondanti dell’esperienza educativa sono venuti improvvisamente a mancare: assenza di relazione e di contatto fisico, privazione delle dinamiche di gruppo e perdita di un ambiente comune di riferimento; e troppo ampio ancora è il digital divide presente tra i docenti e nelle famiglie. 

Eppure, almeno per quanto riguarda la scuola superiore, tra gli aspetti positivi che questa esperienza porterà con sé c’è sicuramente l’ampliamento delle competenze digitali, sia per i prof che per i ragazzi. Abbiamo già parlato delle tante piattaforme e degli strumenti digitali al servizio della scuola, ma è importante sottolineare come la presa in carico della DAD sia stata prima di tutto dei docenti e dei dirigenti scolastici, supportati in un secondo momento dagli interventi e dalle direttive ministeriali. 

Il progetto Con la Scuola, assieme ad altre esperienze a livello nazionale, si è da subito saputo adattare alla nuova richiesta formativa, ponendosi come supporto anche tecnologico, oltre che didattico, per centinaia di docenti e dirigenti della scuola secondaria di secondo grado.

Ecco un breve elenco dei successi della DAD, secondo i partecipanti al focus group di Con la Scuola:

  • Ampliamento delle competenze digitali
  • Sviluppo di pratiche collaborative tra studenti e docenti
  • Aumento della conoscenza reale dei ragazzi
  • Con La Scuola ha dato supporto ai Consigli di classe e proposto progettazione

“Dodici dei miei docenti sono stati impegnati nei percorsi didattici di Con la Scuola, e questi percorsi hanno contribuito a supportare lo sforzo della scuola in un periodo di emergenza, e a raggiungere obiettivi importanti.” 

Egidio Pagano, Dirigente scolastico “IIS Marconi-Mangano” di Catania

Didattica online, all’inizio i docenti si rifiutavano, poi ne hanno capito l’utilità (nonostante la stanchezza)

«Con la didattica a distanza, siamo partiti con i piedi di piombo» è l’esordio di Anna Bressan, Dirigente scolastico dell’ISIS “Cipriano Facchinetti” di Castellanza, in provincia di Varese. «Abbiamo cercato in un primo periodo di sfruttare soprattutto le competenze e le tecnologie che avevamo già a disposizione. L’obiettivo principale per noi è stato soprattutto mantenere il contatto con i ragazzi». 

Sulla stessa lunghezza d’onda Egidio Pagano, Dirigente scolastico dell’’IIS “Marconi-Mangano” di Catania, che sottolinea il grande sforzo affrontato dai docenti per mettere in campo energie insperate, con il risultato di ottenere una conoscenza più approfondita dei ragazzi e delle loro reali problematiche. «Tutti ci siamo conosciuti un po’ di più» ha ammesso con soddisfazione il capo di istituto catanese, per poi proseguire sul tema dell’acquisizione delle competenze digitali da parte dei suoi insegnanti: «i docenti che usavano poco il pc, in un breve arco di tempo hanno imparato gli elementi essenziali per fare didattica a distanza. Io personalmente ho seguito tanti webinar, soprattutto i webinar di Con la Scuola, per conoscere le esperienze degli altri sulla valutazione e sulla creazione di percorsi formativi online. Ho provato a capire cosa i docenti potessero fare per trarre utilità da questo periodo».

Per il prof. Francesco Zoino, informatico dell’ITIS “Alessandro Volta” di Napoli, il maggiore coinvolgimento dei docenti e il miglioramento dell’utilizzo delle piattaforme informatiche sono sicuramente progressi notevolissimi: «In due mesi si ha avuto un vero e proprio boom. C’è stato un grande incremento di docenti che utilizzano le piattaforme per la didattica online, e questo è stato un grande progresso». Ma in alcuni casi la scuola è dovuta intervenire in prima persona, senza attendere gli interventi ministeriali, per rendere possibile la connessione di molti ragazzi.

È l’esperienza riportata ad esempio dal prof. Pietro Formato dell’ITIS “Galileo Ferrari” di Scampia, Napoli, in cui l’istituto si è preso l’onere di acquistare router, sim card e trentacinque iPad, poi distribuiti a chi ne aveva necessità per «mettere tutti nelle condizioni di non rimanere indietro».

“Finalmente abbiamo raggiunto un traguardo: quello di far comprendere ai colleghi del Consiglio di classe il concetto di collaborazione, di unire le nostre forze per il bene dei ragazzi.”

Dora Pasquali, docente I.S.I.S.S.”Pacifici e de Magistris” di Sezze (LT)

Quando c’è stata collaborazione nel Consiglio di classe i risultati si sono visti

Il Consiglio di classe è uno dei punti cardine dell’attività scolastica, e sicuramente l’ambito di intervento più originale ed efficace del progetto Con la Scuola, come ampiamente sostenuto dai suoi formatori di riferimento in questo articolo, in cui interviene anche Paola Boromei, Executive Vice President per le Risorse Umane e l’Organizzazione di Snam. 

Molti dei partecipanti di Con la Scuola hanno messo in evidenza i benefici avuti in quei Consigli di classe coinvolti nel percorso di formazione. E, hanno sottolineato, quanto questo abbia influito positivamente sugli aspetti collaborativi tra docenti, con ricadute virtuose sui ragazzi; o, come nel caso di Marco Ugliano, Dirigente scolastico dell’ ITIS “Alessandro Volta” di Napoli, di come il supporto di Con la Scuola ai Consigli di classe abbia rafforzato un senso di comunità non sempre presente. 

Le sue parole: «La cosa che ha funzionato sicuramente è la registrazione di un senso di comunità molto forte, tutto l’impegno sul lavoro del gruppo, e sul Consiglio di classe è stato necessario. Il senso di appartenenza è la cosa che è uscita fuori in maniera più forte. L’attenzione si è spostata più sugli alunni che sulla prestazione o sul programma. L’ansia di dover seguire il programma, i contenuti e i percorsi, che è molto forte in condizioni di normalità, invece si è allentata. 

Si è avuta una maggiore attenzione alla qualità della relazione con gli studenti. Si spera che queste diventino abitudini che ci porteremo avanti anche nel post-Covid. Minore attenzione ai programmi e maggiore attenzione alla qualità della relazione con gli alunni».

Anche per la prof. Cosetta Lorello, dell’IIS “Guglielmo Marconi” di Latina, nonostante l’incolmabile assenza del calore umano dato dalla presenza in aula, la collaborazione del Consiglio di classe ha portato a organizzare meglio le lezioni, a una maggiore coesione dei docenti verso le dinamiche e il comportamento degli studenti. 

«I nostri ragazzi hanno dovuto imparare a gestirsi meglio da soli» racconta Lea Gambino, docente dell’IIS “Alessandro Volta” di Lodi. «Li abbiamo aiutati, abbiamo dato indicazioni di percorso, anche quelle che avete dato voi di Con la Scuola. Ci siamo messi d’accordo con i colleghi all’interno del Consiglio di classe e abbiamo avuto le nostre soddisfazioni». 

E sulla migliore collaborazione tra docenti, interviene anche Rosalba Lispi del Liceo Scientifico Marconi di Parma: «C’è stata una collaborazione migliore tra docenti, soprattutto nel Consiglio di classe su cui stiamo seguendo il progetto proposto da Con la Scuola. Abbiamo notato per esempio che la prima che stiamo seguendo insieme a voi, che all’inizio era una una classe problematica, anche se i problemi non sono risolti completamente, si è andata man mano strutturando, e quindi sta svolgendo un lavoro mediamente buono. Nell’altra prima, che non usufruisce del supporto di Con la Scuola, c’è stata invece una vera e propria disgregazione, sia per quanto riguarda i docenti che gli alunni».

Altri temi fondamentali su cui i docenti sono stati supportati da Con la Scuola, sono sicuramente la valutazione e la differenziazione della didattica: nella DAD non bisogna riprodurre l’attività in aula, ma diminuire le ore e proporre un’altra modalità dell’esperienza educativa, non totalmente in sincrono.

Valutazione non sommativa, diminuzione degli orari e didattica non in sincrono: così si è fatta davvero DAD, e non didattica dell’emergenza

La difficoltà nella valutazione, per la professoressa Maria Lento di Scampia, è stata una delle tematiche centrali: «La valutazione tradizionale in questo periodo lascia il tempo che trova. Sento di molti colleghi che continuano a dare valutazioni sommative, a mettere il voto a distanza, cosa che non credo abbia molto senso. Anche il ragazzo spesso si aspetta il voto. Io continuo a dire loro: “mi interessa la vostra partecipazione, parlatemi di quello che state facendo, di quello che state vedendo, anche sul web.” 

Abbiamo parlato della quarantena, sono nate delle cose molto carine. Hanno scritto delle poesie, delle canzoni, hanno pubblicato delle foto per raccontarsi. Ma non riescono ancora a capire che è un meccanismo educativo, perché magari da altre parti continuano a ricevere la richiesta del capitolo o della lezione tradizionale. Sicuramente questa incomprensione è negativa». 

La preside del “Cipriano Facchinetti” di Castellanza, in provincia di Varese, Anna Bressan prosegue sullo stesso tema. «Per quanto riguarda l’insegnamento, ho provveduto a strutturare un programma per le lezioni sincrone, e consapevole del grande carico di lavoro che richiede la didattica a distanza, ho chiesto di dimezzare le ore di lezione, pubblicando un calendario che tutti potessero vedere, compresi i genitori. I ragazzi in questo modo rimangono collegati alle piattaforme per dodici tredici ore settimanali; il resto del tempo è stato impiegato dagli insegnanti per caricare materiali sulle piattaforme e per correggere il lavoro dei ragazzi».

Ma, conclude, non è tutto bianco o nero, dato che in questi due mesi sente di aver ricavato alcune indicazioni utili e «sicuramente alcune cose che abbiamo fatto con la DAD verranno riproposte nei prossimi mesi anche durante le lezioni in presenza. Per esempio, abbiamo pensato che i recuperi pomeridiani, potranno essere fatti da casa l’anno prossimo grazie alla DAD, la didattica a distanza, sperimentata fino ad oggi. I docenti hanno raccolto parecchio materiale che verrà utilizzato sicuramente l’anno prossimo».

“Purtroppo abbiamo dovuto registrare anche una forte ostinazione nel non capire che la DAD non è la didattica in presenza. E questo ha creato problemi. Un ragazzo che si ritrova oberato di impegni, troverà ogni escamotage per scollegarsi.”

Pietro Formato, docente ITIS “Galileo Ferrari” di Scampia, Napoli

DAD, didattica a distanza: cosa non ha funzionato (e continuerà a non funzionare).

A fronte degli aspetti di successo della DAD e dei risultati ottenuti con il progetto formativo Con la Scuola, alcuni elementi del brusco spostamento online della vita scolastica hanno fatto emergere problemi e discrepanze già molto datate. La più grave delle quali è sicuramente quella legata alla difficoltà di coinvolgere e supportare i ragazzi e le famiglie più fragili. 

Questa la sintesi che formatori della LUISS Business School e docenti hanno tratto dal focus group dedicato:

  • Inadeguatezza della dotazione tecnologica
  • Debolezza del patto formativo
  • Assenza di una linea comune con i docenti
  • Inadeguatezza della didattica
  • Incapacità di raggiungere i più deboli

Digital divide e alcune rigidità di troppo sono state tra i maggiori ostacoli della scuola via web

«Scampia è una realtà difficile, non soltanto per la criminalità organizzata, ma anche perché è un quartiere di periferia. Diversi genitori dei miei alunni lavorano in nero e quindi adesso, molti di loro stanno vivendo sicuramente una situazione drammatica, anche dal punto di vista economico». 

La professoressa Maria Lento apre, tra i docenti, un giro di pareri su quali difficoltà strutturali, ancora prima degli insuccessi, ha dovuto affrontare la didattica online. E lo fa ricostruendo il quadro sociale e il contesto economico del quartiere in cui insegna, Scampia, a Napoli.

«Molti non avevano le apparecchiature adatte, ma grazie ai fondi del Ministero, siamo riusciti a sopperire a queste loro mancanze, che siano stati tablet, microfoni, videocamere. In breve tempo siamo riusciti a consentire più o meno a tutti di poter seguire la DAD, la didattica a distanza. I ragazzi però hanno bisogno di un supporto continuo, di un rapporto stabile con il docente, e questo in parte nella DAD è venuto – e verrà sempre – a mancare». 

Altre problematiche sono state messe in evidenza dalla professoressa Dora Pasquali: «Sono cambiati i mezzi con cui facciamo lezione, ma non è cambiata la didattica: la didattica delle competenze non c’è». Ancora la docente di Latina: «I ragazzi sono stanchi; sentire tre o quattro ore di lezioni non è coinvolgente ed è faticoso. Abbiamo cambiato gli strumenti, ma nella maggior parte dei casi, la didattica è rimasta la stessa: poco efficace in questo momento».

«Abbiamo sentito la frustrazione dei ragazzi nel dover stare isolati e questo ha influenzato anche il nostro stato d’animo», aggiunge la professoressa dello Scientifico di Parma, Rosalba Lispi. «Quello che ho visto di più è la stanchezza dei docenti. Dal confronto anche con gli altri insegnanti, ho potuto constatare che anche per loro l’impegno che richiede la DAD, la didattica a distanza, è molto faticoso, le attività si sono moltiplicate, e siamo arrivati a lavorare anche dieci o dodici ore al giorno».

“L’insuccesso più frustrante è osservare l’impossibilità di agire sulle situazioni di fragilità. Le situazioni di fragilità si sono accentuate: abbiamo una grossa difficoltà a raggiungere gli alunni che non si vogliono far raggiungere.”

Marco Ugliano, Dirigente scolastico ITIS “Alessandro Volta” di Napoli

Con la didattica a distanza è aumentata l’incertezza, ed è mancata la programmazione per sostenere i più fragili

Drammatica, e purtroppo diffusa, la difficoltà legata ai ragazzi con DSM e differenti bisogni di apprendimento. La maggior parte dei ragazzi hanno reagito con comportamenti di evitamento, con il rifiuto diffuso di accettare una didattica a distanza. E a questo tipo di emarginazione si aggiunge quella degli studenti le cui famiglie avevano già in precedenza, o hanno avuto a causa del Covid-19, problemi economici.

«Abbiamo avuto e abbiamo una grossa difficoltà a raggiungere gli alunni che non si vogliono far raggiungere» racconta il preside Marco Ugliano. «Su seicento studenti, abbiamo mandato circa ottanta segnalazioni ai servizi sociali per frequenze saltuarie, o evasione dell’obbligo scolastico, solo nel periodo ottobre-gennaio. Su tutti questi alunni è mancata qualsiasi possibilità di controllo, nonostante si sia provato a contattare le famiglie. Non c’è più il supporto degli enti locali e dei servizi sociali che si sono chiamati fuori. Le situazioni di disagio si sono amplificate in maniera notevole».

Per la professoressa Cosetta Lorello, del Marconi di Latina, la programmazione di questo periodo di DAD doveva essere fatta all’inizio dell’emergenza perché «La scuola è una struttura complessa. La didattica è cambiata e adesso come non mai serve una progettazione a lungo termine, anche in previsione dei prossimi anni, tenendo conto che i piani emergenziali sono necessari in una struttura scolastica. Bisogna attivarsi a livello organizzativo in autonomia, senza aspettare sempre le direttive dal ministero».

Sull’esigenza di agire autonomamente torna anche il preside dell’IIS di Catania, Egidio Pagano, molto attivo in previsione di quello che sarà il prossimo orizzonte: la riapertura di settembre e le sue incertezze.  

I ragazzi più fragili, quelli che avevano più bisogno di un supporto, sono spariti con la DAD. Quelli che già erano poco partecipi al dialogo educativo, in quest’ultimo periodo sono venuti meno, nonostante abbia cercato in tutti i modi di coinvolgerli. 

Maria Lento, docente dell’ITIS “Galileo Ferraris” di Scampia, Napoli

DAD didattica a distanza o dell’emergenza? Cosa aspettarsi a settembre.

Si apre a questo punto una lecita preoccupazione per la ripresa di settembre. Dal ministero fanno sapere di essere al lavoro per proporre una soluzione, che possa essere la più sicura possibile. Ma tra turni, mascherine, uso di termoscanner all’ingresso e didattica mista tra online e in presenza, non ci sono ancora linee guida, e bisogna iniziare a prepararsi.

Un tema su cui tutti gli intervenuti condividono una certa preoccupazione è l’accoglienza dei nuovi studenti. Cosa succederà con l’inizio del nuovo anno scolastico? L’ imprevedibilità della situazione e l’incertezza legislativa non aiutano a sciogliere i dubbi. Se, come prospettato fino adesso, la modalità della DAD affiancherà la didattica tradizionale ancora a lungo, per i nuovi studenti l’integrazione non sarà di certo semplice. 

«Sicuramente ci saranno difficoltà nella conoscenza dei nuovi studenti», dice il prof. Francesco Zoino di Napoli, «accoglierli online sarà davvero complicato. I nuovi ragazzi, dal vivo, li vedremo pochissimo». Dunque il problema di come strutturare un rapporto con gli alunni, secondo la modalità a distanza, inizia a essere già presente nelle preoccupazioni di docenti e dirigenti.

Anche le procedure per il contenimento del Covid, ancora tutte da chiarire, generano timori: per esempio, l’eventualità di controllare con la temperatura all’ingresso e l’incertezza in cui versa la situazione degli over 55, che forse dovranno avere un’autorizzazione specifica per tornare a scuola. 

Emerge la necessità di fare un ulteriore sforzo di previsione, per iniziare già adesso a programmare la riapertura, utilizzando al meglio le risorse a disposizione e cercandone di nuove. 

In questo, i formatori di Con la Scuola continuano a supportare la progettazione e la condivisione di scelte educative e didattiche da mettere in campo per il bene degli studenti. Le risorse e gli strumenti tecnologici sperimentati fino adesso potrebbero costituire una grande opportunità per affrontare al meglio il futuro. 

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