Ragazze e STEM (acronimo inglese che sta per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), rappresenta un connubio vincente, ma ancora ben lontano dal poter esprimere il suo potenziale, almeno in Italia. Solo il 40% delle ragazze delle nostre scuole superiori pensa di poter prendere lo stesso voto in matematica dei propri compagni di classe, e solamente il 5% di loro si sente attratta dalle materie scientifiche e ingegneristiche all’inizio della propria carriera universitaria (fonte FEMM committee Europarlamento).
Considerando proprio il percorso universitario, la percentuale delle ragazze che escono da corsi di laurea STEM si ferma al 21% (fonte Miur A.A. 2020/2021), pur essendo maggiore il numero di laureate rispetto ai laureati nella popolazione studentesca italiana.
Secondo una ricerca del World Economic Forum, più di 6 mestieri del futuro su 10 saranno completamente diversi da quelli a noi oggi noti, e richiederanno competenze scientifiche. Questo vuol dire che il prossimo scenario lavorativo rischia di tagliare fuori molte intelligenze femminili.
L’Italia presenta solo il 34% di ricercatrici sulla base del numero complessivo nazionale, uno dei risultati più bassi nel continente europeo (fonte Women in Science, ONU 2020). Il problema pare sorgere nel passaggio dall’istruzione primaria a quella secondaria, e divenire strutturale all’inizio del tratto di formazione terziaria, quello universitario e post universitario.
Quali sono le maggiori difficoltà riscontrate?
E come è possibile avvicinare ragazze e STEM?
Ragazze e STEM, una questione di gender gap (e non solo)
Tra gli obiettivi strategici dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, quello di raggiungere l’eguaglianza di genere sembra essere ancora lontano per quanto riguarda ragazze e STEM. Secondo la versione italiana dello studio dell’Europarlamento sull’istruzione e l’educazione delle donne nella scienza, l’attrattività delle discipline tecnico-scientifiche dipende (e può essere ostacolata) da diversi fattori, come:
- pregiudizi di genere
- poca visibilità di role model femminili
- inadeguatezza di metodi e materiali pedagogici
- necessità di un approccio multilivello (dalla fase scolare a quella lavorativa)
Il superamento del gender gap, nel caso di ragazze e STEM, è dunque legato alla necessità di agire in diversi momenti della curva dell’apprendimento, e attraverso un approccio sistemico. A partire da materiali e metodologie pedagogiche, che andrebbero indagate a tutti i livelli educativi, in modo da identificare e problematizzare pregiudizi e stereotipi esistenti. Altro punto d’attenzione risiede nella relazione insegnante-studentessa, e infine, nell’apprendimento basato sull’indagine scientifica.
Durante il percorso di studi, per favorire l’avvicinamento consapevole tra ragazze e STEM, sarebbe di fondamentale supporto la presenza di role model femminili, o prevedere un’attività di mentoring per contrastare la disparità di genere.
Nel percorso formativo universitario e nell’attività di ricerca – come ravvisato dall’ Associazione 500 Women Scientists – servirebbero interventi strutturali mirati a fornire una migliore assistenza all’infanzia, orari flessibili e aiuti finanziari, così da poter rappresentare un supporto reale per ricercatrici e scienziate madri.
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